Riassunto di “Taijiquan and the Search for the Little Old Chinese Man : Understanding Identity through Martial Arts”

Traduzione di Storti Enrico da
Favraud Georges Perspectives Chinoises Année 2008 105 pp. 114-118

Copertina del libro

Adam Frank pubblica qui una tesi di dottorato in antropologia sotto la direzione di Deborah Kapchan e discussa nel 2003 presso l’Università del Texas (Austin). Questo studio si basa sulla pratica dell’autore del “pugilato del polo supremo”, il taijiquan, nell’ambito della Jianquan Taijiquan Association (JTA [questo acronimo risulta perlomeno strano, visto che in Cinese il nome di questa associazione è 上海鉴泉太极拳社]) creata a Shanghai nel 1935 dal maestro di arti marziali Wu Jianquan. Secondo l’autore, tale pratica corporea transnazionale permette, dal punto di vista del discorso, di affermare certe concezioni di identità (in particolare di cinesità) e di confermare differenze (di etnia, estrazione sociale, nazionale). Dal punto di vista del vissuto, invece, diventa un mezzo per abolirli. L’autore si pone così l’obiettivo di “comprendere l’identità così come è, sia “sensualmente vissuta” che culturalmente costruita attraverso la pratica di un’arte marziale nella Repubblica Popolare Cinese e negli Stati Uniti” (p. 4). L’opera è resa molto vivace dal risalto dato a una moltitudine di schizzi e dialoghi che presentano i materiali etnografici dell’autore.

Wu Jianquan 吴鉴泉

Nel primo capitolo l’autore espone le diverse dimensioni del suo lavoro. Questo capitolo è strutturato in modo piuttosto complesso, lungo tre assi: le storie relative al taijiquan, poi quelle relative al taoismo e che sarebbero venute ad essere associate di recente alle precedenti, e infine le idee preconcette che l’autore è stato portato a decostruire durante il suo studio sul campo. Nei capitoli 2 e 3, Adam Frank si concentra sulla dimensione dell’identità che descrive come “vissuta attraverso i sensi”. Descrive la pratica, i suoi rapporti con i suoi tre insegnanti JTA e con gli altri membri dell’associazione. Il taijiquan JTA è praticato principalmente da dilettanti e pensionati, nei parchi della megalopoli di Shanghai, da gruppi organizzati in reti sotto forma di “associazione” (il cui statuto giuridico non è spiegato dall’autore). Anche se evoca le tecniche individuali come fondamento delle tecniche con un partner, l’autore insiste soprattutto sulla pratica delle “spinte con le mani” (tuishou) in coppia. Questa tecnica, che si ritrova in tutti gli stili di taijiquan, se praticata in modo non competitivo, spiega, permette di sviluppare “l’ascolto dell’energia” del partner (tingjin).

Alcuni praticanti credono anche che “la spinta delle mani offra allo studente l’opportunità di percepire il qi dell’insegnante, sviluppare un senso di quiete interiore e, infine, acquisire la capacità di leggere l’intenzione di un avversario, anche senza toccarlo” (p. 24) , così come la capacità di “valutare istintivamente la qualità di una situazione” (p. 106). Si noti che questo “istinto”, non attributo “innato” della specie, ma intenzionalità incorporata dalla pratica delle tecniche, rimanda al concetto taoista di spontaneità/naturalezza (ziran). Dopo aver affrontato le persone e le loro pratiche, l’orizzonte di Adam Frank si estende, nei capitoli 3 e 4, al parco e alla città di Shanghai. Il Taijiquan è studiato lì come “arte pubblica”, che può essere vista praticare nelle strade e negli spazi verdi della città lasciati vuoti dagli urbanisti. «L’identità [poi] si muove attraverso la città e gli individui» (p. 145). Il corpo del praticante di taijiquan diventa “il mezzo che registra l’arte che gli viene trasmessa, e allo stesso tempo un attore che influenza il mondo che produce quest’arte” (p. 100). In particolare, vediamo i praticanti adattarsi alla riqualificazione della Piazza del Popolo e partecipare alla giornata del taijiquan, un evento sponsorizzato dal governo del distretto di Xuhui (Shanghai) per promuovere le pratiche “ortodosse” in un luogo precedentemente occupato dai praticanti del Falun Gong. In altre parole, il taijiquan della JTA è – insieme a molti altri gruppi riuniti sotto l’emblema del taijiquan – sostenuto dai funzionari cinesi per trasmettere i movimenti di qigong che sono caduti in disgrazia nel 1999 e che oggi sono considerati “eterodossi”. Nel capitolo 5, l’autore affronta il taijiquan come simbolo determinante (master symbol) della modernità e del potere dell’intervento statale nella costruzione delle identità. Analizzato qui come un “linguaggio cinestesico vernacolare dello stato”, un taijiquan standardizzato permette di creare “comunità immaginate”, opponendosi a forme tradizionali e locali (p. 160-161).

Praticanti di Taijiquan in piazza del popolo nel 1980

In altre parole, attraverso una politica di patrimonializzazione, il governo cinese, spinto dalla globalizzazione, sta monopolizzando una pratica tradizionale per farne uno sport competitivo e un’attività di svago di massa, soggiogando i corpi dei praticanti e trasformando le loro comunità. Con il governo repubblicano che aveva scelto le arti marziali come uno dei simboli distintivi della sua campagna per “rafforzare il corpo nazionale”, i maestri di arti marziali furono chiamati ad aprire il loro insegnamento al pubblico. Si trattava di trasformare il risentimento verso l’estero in una forza capace di restituire alla Cina una forte posizione internazionale. Gli obiettivi di vincere medaglie e portare le arti marziali alle Olimpiadi sono stati espressi già all’inizio del XX secolo. L’industrializzazione di Shanghai e l’emergere di una classe benestante spinsero poi molti maestri a venire a stabilirsi lì con le loro famiglie. A metà degli anni ’20, le prime competizioni marziali apparvero sotto forma di sport occidentali, come emerge in particolare all’interno dello scritto di Adam D. Frank, programmi supportati dalla YMCA (Young Men Christian Association). Negli anni ’50 fu attuata la politica culturale enunciata in Yan’an (1942) da Mao Zedong: il taijiquan e le altre arti marziali regionali rientrarono nella categoria degli “sport etnici tradizionali” (minzu chuantong tiyu) e vissero un’età dell’oro fino alla Rivoluzione culturale. Oggi, e in questa continuità, tutta una letteratura “commercia con il linguaggio della scienza moderna per convalidare e reificare il “tradizionale” (taijiquan) come pietra angolare dell’identità cinese” (p. 183). La narrazione marziale (capitolo 6) è anche un modo per l’autore di avvicinarsi alla costruzione dell’identità. La tradizione orale dei racconti marziali è antica ed è apparsa sul palcoscenico, in particolare nell’Opera di Pechino.

1970

Fu verso la fine del XIX secolo che furono pubblicate e distribuite poesie di formule ritmate, indirizzate ai praticanti per trasmettere loro istruzioni tecniche, valori marziali e miti. Oggi, il taijiquan immaginario viaggia anche in Cina e oltre, attraverso romanzi, film, cartoni animati e videogiochi. Qui l’autore condivide l’esperienza della partecipazione alle riprese della serie televisiva americano-cinese sul gongfu intitolato Flatland [???]. A differenza della pratica del taijiquan nel parco, leggere o guardare tali opere comporta un atto di immaginazione distaccato dall’esperienza diretta delle arti marziali, “non è un’esperienza diretta del mondo che descrive, ma può ispirare l’esperto di arti marziali a ricostruire questo mondo” (p. 196). Dalla Rivoluzione Culturale alla politica di apertura degli anni ’80, numerose opere di narrativa hanno contribuito far avanzare le arti marziali dallo status di “residuo del feudalesimo” a quello di “una delle più alte conquiste della cultura cinese”. 202).

Taiji Zhang Sanfeng (film)

Da allora, hanno continuato a coltivare alcune rappresentazioni della Cina tradizionale, soprattutto tra gli adolescenti. Nel capitolo 7, l’autore mostra che “la storia della diffusione del taijiquan negli Stati Uniti è radicata nella storia dell’immigrazione cinese ed è intimamente correlata alla geopolitica del secondo dopoguerra. La guerra mondiale, l’emergere del cinema di Hong Kong e Taiwan e cambiamenti relativamente recenti nella politica statunitense nei confronti della Cina” (p. 211). In quanto pratiche transnazionali, le arti marziali incanalano il movimento e l’incontro di persone e identità, costituendo e ricostituendo molteplici forme di cinesità. L’adozione del taijiquan nel quadro della controcultura americana degli anni ’70 porta l’autore ad avanzare l’ipotesi di un taijiquan americano come resistenza al controllo del corpo da parte dello Stato, situandolo su questo punto nella continuità della tradizione taoista in Cina. L’autore mostra, attraverso le argomentazioni commerciali dei DVD di taijiquan, come questa pratica si integri nel discorso new age sulla salute, e in quello del fitness.

Wu Tunan esegue una proiezione conseguenza di un Tuishou

L’aspetto marziale dell’arte è quindi messo in ombra dalla sua associazione con il potere e la bellezza della natura, dalla sua capacità di tonificare i muscoli e bruciare i grassi, o anche dal rilassamento per liberare lo stress. usare. Inoltre, anche se la definizione di qi rimane confusa per i membri della comunità all’interno della quale appare, è l’atto stesso di usare questa parola che produce solidarietà sociale, che aumenta lo status di chi la pronuncia ed evoca un’immagine condivisa di un Cinese alternativo ed esotico” (p. 220). Inoltre, piuttosto che apprendere le tecniche marziali in sé, risulta che molti americani (si potrebbe probabilmente estendere agli “occidentali”) sono più motivati dall’apprendere la “filosofia” delle arti marziali che quella delle tecniche stesse: praticando, vogliono quindi “diventare cinesi per qualche ora” (p. 215).

Giornale dell’associazione di Shanghai

La distinzione operata da Adam Frank tra ciò che è “vissuto attraverso i sensi” e ciò che è “costruito culturalmente” è uno dei fili conduttori del libro. Ha il merito di mostrare come, soprattutto in un contesto globalizzato, la pratica con l’“altro” permetta di instaurare una comunicazione tra le persone al di là dei pregiudizi identitari. Resta il fatto che questa distinzione sembra essere fatta qui troppo chiaramente. La scelta di non integrare il concetto di “persona” per concentrarsi sulla relazione sociale sembra ostacolare l’analisi dell’articolazione in rappresentazioni, corpi e tecniche. L’autore dedica la maggior parte della sua analisi delle tecniche a un movimento praticato in coppia (push hands). Altre tecniche, come quella che ho osservato in un tempio taoista di un villaggio nella Cina centrale, si basano più su una pratica solitaria, lenta o addirittura immobile.

Prima di sperimentare attraverso i sensi il “corpo-persona” dell'”altro” (attraverso la tecnica dello spingere le mani, ad esempio), l’ascolto di se stessi è infatti un primo passo necessario nel processo di determinazione e stabilizzazione (ding) della personalità (xing). Sebbene l’autore sottolinei che l’identità è “ancorata nei (wired into) nostri corpi attraverso l’esperienza ripetuta e l’interpretazione di quell’esperienza” (p. 11), costituendo una “scorta sedimentata di conoscenza sociale” (p. 62) – in altri parole che questa esperienza è diventata spontanea (ziran) – conclude che questa conoscenza incarnata viene poi condivisa e vissuta attraverso i sensi durante la pratica.

L’antica cosmologia cinese – e come aggiornata dai taoisti che ho osservato – ritiene che la quiete (jing) e il movimento (dong) siano due principi complementari e inseparabili. Le pratiche di quiete (jinggong) si concentrano sulla pacificazione del proprio corpo-persona (perché il termine “corpo” rimanda anche alla nozione di “persona”, come evidenziato dal doppio significato del termine shen). Fermando il movimento del corpo e la narrazione costantemente proiettata sul mondo, emerge naturalmente un’armonizzazione di sé con il cosmo. In altre parole, il praticante accede attraverso le tecniche, alla fonte dei concetti e dei valori che strutturano la comunità e le persone. È allora su questa base che si dispiega un movimento (dong) – attraverso “sensi che assumono senso”, sinonimo di presa di posizione nel rapporto con gli altri e con l’ambiente circostante. Ciò che rende il taijiquan una tecnica piuttosto che un aggregato di gesti sono le rappresentazioni e le finalità che la persona associa ai propri movimenti, nonché l’efficacia che la comunità riconosce nella loro esecuzione. Un tale ancoraggio nel corpo-persona e nel processo di incorporazione avrebbe forse permesso all’autore di chiarire il concetto spesso vago ed etereo di “identità” che egli definisce in perpetuo movimento tra spazi diversi (il parco del popolo, il appartamento, la città di Shanghai, la competizione sportiva, gli Stati Uniti…) e diversi livelli di discorso (la “tradizione” taoista, il passato fantasticato, la politica del governo, la new age…).

Basando la sua analisi su una moderna associazione della megalopoli di Shanghai, per poi rientrare negli Stati Uniti, Adam Frank si immerge subito anche nella complessità di una società globalizzata. Descrive certamente i processi storici di modernizzazione del taijiquan, ma senza partire dai simboli e dalle organizzazioni sociali in cui queste tecniche hanno avuto origine (cioè la cultura del corpo cinese prima della sua globalizzazione). I taoisti della tradizione della completa autenticità (quanzhen) – questi specialisti in tecniche corporee che studio – mi sembrano fornire un buon esempio di elaborazione e socializzazione alternativa del corpo-persona, ma articolata all’organizzazione sociale imperiale. Impegnandosi sulla base di una “affinità predestinata” (yuanfen) in un rapporto tra maestro e discepolo, questi taoisti entrano a far parte di una tradizione e di una comunità. Lasciano la loro terra natale e “lasciano la famiglia” (chujia).

Un atto carico di significati nella società imperiale dove l’organizzazione sociale si basava sulla religione distato confuciana, assumendo a livello locale la forma di clan di contadini che sacrificavano agli antenati e al dio della terra. Correlativamente alla padronanza delle loro tecniche rituali, questi taoisti si formarono una personalità, poi permisero ai fedeli di aggirare la gerarchia confuciana comunicando dal villaggio con le divinità della loro tradizione: i maestri ancestrali (zushi) della loro gerarchia celeste e il loro principi cosmologici. Durante la crisi d’identità dell’inizio del ventesimo secolo che Adam Frank descrive nel capitolo 5, la quiete (jing) era equiparata alla debolezza dell’uomo asiatico e all’immobilità della nazione cinese. I miti dello sviluppo tecnico-scientifico, economico e politico della modernità •associati al movimento (dong) •trasformarono la cultura cinese e le sue tecniche del corpo. Il retroterra cosmologico che ha sostenuto la cultura del corpo cinese è stato da allora messo a confronto con la cosmologia e le organizzazioni sociali di una modernità guidata dall’Occidente. Adam Frank, dimostrando che la modernizzazione ha cambiato l’ambiente delle tecniche JTA, riporta testimonianze che considerano da un lato l’evoluzione di queste tecniche come quelle di un’arte marziale verso una pratica salutistica, e che sottolineano dall’altro l’assenza di giovani nel gruppo fino interpretarlo come una sorta di “evirazione” (p. 115). Molti praticanti apprezzano poi le sessioni impreziosite da dimostrazioni o racconti di potenza. Anche a me sono state spesso riferite testimonianze simili: mi sono state infatti raccontate le lotte di questi “eroi” che venivano in città e che andavano a scuola, o addirittura esprimevano il desiderio di studiare le “applicazioni marziali” dei movimenti. Certo è che nella Shanghai degli anni 2000 la violenza è molto più simbolica che in un villaggio di epoca repubblicana. Tuttavia, questa questione della marzialità del taijiquan e della “virilità” cinese merita la nostra attenzione.

Secondo una tradizione orale taoista che mi è stata riferita, il taijiquan fu creato dal taoista Zhang Sanfeng durante la dinastia Ming. Avendo padroneggiato le tecniche di meditazione taoista, non aveva ancora raggiunto uno stato soddisfacente di salute e tranquillità. Ha poi sviluppato tecniche di movimento, prima di tutto per “nutrire la vita” (yangsheng), poi marziali per difendere il proprio spazio di esistenza in caso di aggressione. La realtà storica di questa versione è contraddetta dagli storici che collocano l’origine del taijiquan nell’arte marziale della famiglia Chen dell’Henan, nel XIX secolo. Senza entrare in dibattiti storici, mi sembra che questa teoria qui riportata da Adam Frank, non collochi questo corpus di tecniche nelle dinamiche della cultura corporea cinese, dove tecniche marziali, mediche e rituali di meditazione hanno convissuto a lungo in diverse comunità. Diverse antiche agiografie di maestri taoisti e buddisti, ad esempio, attribuiscono loro chiaramente abilità in molte di queste aree.

Dalle mie osservazioni, non vi è alcuna profonda differenza di natura anatomica o motoria tra questi diversi aspetti delle tecniche corporee cinesi. Le differenze riguarderebbero essenzialmente le rappresentazioni che ciascuno le associa. La meditazione, la medicina e le arti marziali possono indubbiamente costituire tre assi che permettono l’analisi di un rituale cinese come il taijiquan. Nel corso delle generazioni, è la capacità di alcune persone di interpretare e padroneggiare le proprie tecniche che spiega perché ci sono quasi tante varianti di taijiquan quanti sono i maestri di taijiquan, e quindi, a lungo termine, le tecniche si rinnovano, le tradizioni e le comunità che riuniscono appaiono e scompaiono. Questa teoria, che isola il taijiquan dal suo contesto storico, simbolico e sosociologico originario, mi sembra quindi contenere il rischio di contribuire a una ricostruzione della storia volta a legittimare l’etichetta di taijiquan come marcatore identitario di una Cina moderna e radiosa.

Per l’etnologo, questi due discorsi contraddittori (origine del taijiquan in combattimento o in meditazione) potrebbero esprimere più semplicemente il significato investito nelle loro tecniche da diversi praticanti di diverse comunità. Sentire esprimersi questo sentimento di evirazione ci spinge a pensare che la crisi di identità – che un secolo prima spinse la Cina a “rafforzare il corpo nazionale” – sia stata appena risolta. Se ci fosse un limite al lavoro di Adam Frank, starebbe nella mancanza di analisi delle tecniche, in particolare nel loro rapporto con la persona e con la sua cultura d’origine. Forse la sensazione di dispersione che a volte emerge dall’opera si spiega con la sua difficoltà a fare la sintesi tra uno strumento antropologico comunque rilevante e una profusione di materiale di ricerca sul campo. Adam Frank ha infatti il merito di aver svolto un lungo lavoro sul campo immerso nella comunità che stava studiando. Un’opera senza la quale non avrebbe potuto realizzare questo primo studio antropologico occidentale sulla pratica di una tecnica corporea cinese all’incrocio tra arti marziali, medicina e meditazione.

Introduzione storica allo stile Wu di Taijiquan

Particolarmente apprezzabile è anche l’approccio di Adam Frank, che consiste nel situare la pratica di un taijiquan di Shanghai in un paesaggio umano e urbano, confrontandola poi con la politica e la storia della sua modernizzazione. Molto istruttiva è anche l’analisi della globalizzazione di queste tecniche e la comparsa di comunità di praticanti negli Stati Uniti, attraverso i discorsi di new age, fitness, politica ed economia – filtri dai quali nessun occidentale è totalmente al riparo. •

Traduzione del Jianjing (Classico della Spada) – Prima Parte: La Prefazione

Traduzione di Storti Enrico da https://tplafightingwords.com/2021/03/18/jian-jing-part-1-preface/, March 18, 2021, Chad Ironmonger

La dinastia cinese dei Ming è stata uno dei periodi più di impatto e di formazione nella storia Cinese recente . Molte grandi conquiste provengono da questo periodo, spronate dal flusso di una società tumultuosa. Riguardo la parte successiva del periodo poche cose arrivarono insieme che fossero di grande importanza per noi nelle arti marziali cinesi.

Violenza e Letteratura.


Durante la dinastia Ming si scrissero dei libri e degli argomenti pubblicati e stampati disponibili per molte persone a cui non spesso era offerto tale accesso.

Innanzitutto, la fine della dinastia Ming fu rovinata da moltissima violenza in forma di ribellioni, invasioni da nemici stranieri e dalle incursioni dei Wukou dell’epoca di Jiajing (嘉靖大倭寇) che si verificarono sulle coste cinesi. Questa è la famosa lotta con i Pirati Giapponesi. Sebbene sarebbe probabilmente più accurato chiamarli pirati costieri, siccome molti di essi non erano di origini giapponesi ma piuttosto locali ed altri traditori cinesi. Fu durante questo conflitto che alcuni dei leggendari Generali di cui parliamo nei circoli di arti marziali, misero il loro sigillo nella storia. La successiva importante componente della nostra storia è il boom delle pubblicazioni Ming. Con la proliferazione e l’integrazione delle macchine di stampa, la società Ming fu sommersa da libri e pubblicazioni. Laddove prima, la lettura era spesso qualcosa che non era comune fuori della classe dei letterati e degli studiosi, con l’avvento della stampa e della pubblicazione di massa, i libri divennero più disponibili per più persone. Ciò causò una grande mescolanza di norme sociali precedenti, permettendo alle persone che non erano tradizionalmente in grado di accedere a certi argomenti di disseminare questa conoscenza a molte persone che, a loro volta, non ne avrebbero mai avuto la opportunità. I letterati iniziarono a praticare arti marziali e a studiare gli affari militari, e gli ufficiali militari pubblicarono poesie e scrissero i loro propri libri sulla strategia militare, sull’addestramento e su altri argomenti. Questo particolare incontro di menti formò la pietra angolare di molte delle odierne arti marziali. I migliori esempi di ciò furono due generali chiave nella Crisi Costiera: You Dayou e Qi Jiguang. Entrambi erano della classe militare, educati e cresciuti dall’infanzia per sostenere l’esame Militare Imperiale ed assumere il ruolo di comandanti militari. Ma entrambi erano anche famosi poeti amatoriali ed autori di lavori propri (una novità del tempo). È stato largamente grazie a questi due uomini che abbiamo una gran parte delle conoscenze sulle arti marziali odierne.

Stele eretta nel 1559 in commemorazione di Yu Dayou, oggi nel terreno della Scuola Media Zhenhai, in Zhejiang

Yu Dayou

Yu Dayou 俞大猷

Il Generale Yu Dayou era uno dei principali Generali in forza alla situazione dei Pirati Costieri. Nel 1550, egli pubblicò il libro Zhengqitangji 正氣堂集,  Compilazione sull’Energia Vitale /in questo caso si parla di Zhengqi/ . All’interno di questo volume c’è una sezione intitolata Jian Jing 劍經, Classico della Spada. Questo è un esteso volume sull’addestramento di arti marziali per finalità militari e uno dei primi di questo tipo conosciuti. Questo trattato, è uno dei testi fondativi per l’eredità storica dei progressi dei libri delle arti marziali cinesi.  Un manuale esplicito di addestramento nell’uso delle armi e nella loro pratica. Sebbene non ci fossero illustrazioni o diagrammi inclusi nel testo originale, alcune sono state aggiunte dai successivi autori-editori. Questa sezione fu anche copiata ed inclusa in numerosi altri volumi di trattati militari, incluso il Jixiao Xinshu 紀效新書, Nuovo Libro sull’Efficienza Militare, e nel Wubeizhi 武備志, Cronache  di Tecnologia Militare, spesso interamente.

Il Jianjing

Una immagine del Jianjing che compare nel Zhenqi Tanji

Il Jian Jing è uno dei più ampi manuali di addestramento del periodo. Come menzionato, la dinastia Ming fu un tempo violento e tumultuoso.  Il servizio militare Ming era in forte declino e la necessità di reclutare di soldati da fonti non militari  era comune, specialmente nel conflitto costiero con i Wukou. Allo stesso tempo, la nobiltà aveva un gran bisogno di addestrare e mantenere la protezione privata per le loro proprietà e per se stessi. Questo creò una certa domanda di libri su questo addestramento, non solo nei metodi di guerra militari e formali, ma nell’addestramento individuale, che noi oggi nell’insieme chiamiamo “arti marziali”. Il Jian Jing è uno di questi testi che fu influente ai suoi tempi e che continuò ad esserlo nel futuro grazie a molte ripubblicazioni che esso ha avuto nel corso dei secoli. Il testo stesso contiene consigli generici, molti dei quali noi possiamo sentire riecheggiare in altre arti marziali di oggi quali il Taiji, una sezione dell’uso del tridente ed oltre un centinaio di separate voci  costituite di addestramento allargati o scenari di allenamento in coppia che illustrano l’uso delle armi. Queste voci contengono una gran quantità di informazioni e possono spesso offrire non solo esercizi per la pratica, ma riflessioni sulla strategia e sul maneggio delle armi. Sono incluse liste di nomi delle tecniche, così come spiegazioni basilari sulle formazioni delle truppe ed idee. Molti di questi termini e concetti seguono lo scritto degli altri autori del tempo come i nomi delle tecniche.

Traduzione della “Prefazione del Classico della Spada” 劍經并序

Pagine del Jianjing

猷學荊楚長劍,頗得其要法。吾師虛舟趙先生,見而笑曰:若知敵一人之法矣,詎知敵百萬人之法本於是乎? 猷退而思,思而學,學而又思,思而又學,乃知天下之理原於約者,未嘗不散於繁。散於繁者,未嘗不原於約。復以質之,先師曰:得之矣。 Io sono uno studente della spada lunga Jing Chi, avendone studiato i metodi essenziali. Il mio maestro Xu Zhou Zhao guardò e rise mentre diceva: “Se conosci il metodo per affrontare un avversario, come saprai allo stesso modo affrontare cento o diecimila avversari?” Mi sono ritirato a riflettere ciò molte volte, studiando e riflettendo, riflettendo e quindi studiando, per giungere a realizzare che i principi di ognuno si sono originati dal semplice e non sono sgorgati dal complicato(o complesso). che ciò che è complesso ha avuto origine dal semplice, mai nel senso opposto. Sono tornato a discutere dell’argomento e il mio maestro disse: “tu hai capito!”

夫首之大, 嘴牙之小,不相稱焉,兩不相為用也。手足之大,指爪之小,不相稱焉,兩不相為用也。身之大,手足之小,不相稱焉,兩不相為用也。鳧以掌大而不能棲,鶩以嘴大而不能啄,鳶以翼大而不能擊,狼以尾大而不能掉,鹿以角長而困,豕以肉多而喘,駑以鬣濃而鈍,虎以項短而力,兔以前短而狡,雞以爪細肩廣而善鬥,犬以毛淺尾銳而善獵。疾病之人,手足鞅掌者懶,臍腹彭亨者倦,頭項癭瘤者偏,腰膂薄弱者痿,前急後曳者躓:無不有勢存焉。 La testa di un uomo è grande e i suoi denti e labbra sono piccoli, essi hanno nomi differenti perché sono usati differentemente. Le mani e i piedi sono grandi mentre le dita sono più piccole, come posso dargli lo stesso nome quando sono differenti? Il corpo è ampio e gli arti sono piccoli, essi non sono considerati la stessa cosa perché essi non sono la stessa cosa. Il Germano reale ha dei piedi larghi, eppure non può appollaiarsi. L’oca domestica ha un largo becco , ma non può beccare. Un aquilone ha delle larghe ali, ma non può sbatterle. Il lupo ha una coda larga, tuttavia non può scodinzolare. Il cervo ha delle lunghe corna e tuttavia sono vivaci. Il cinghiale ha dei larghi muscoli e tuttavia ansima. Un vecchio cavalli ha una criniera folta, ma è stupido. Una tigre ha un collo corto, ma tuttavia è potente. I conigli hanno delle zampe frontali corte, e tuttavia sono furbi. I polli hanno artigli sottili e ampie spalle e sono bravi nel combattimento. Un cane ha un pelo corto e una coda appuntita ed è bravo nel combattimento. Un uomo frettoloso sarà stanco e le sue membra saranno lente come se fossero legate. Coloro che hanno una pancia come Peng Bo saranno stanchi. Quelli con un tumore o un gozzo sul collo saranno inclinati su un lato. Quelli che hanno una spina dorsale e una vita deboli, saranno quasi paralizzati, coloro la cui fronte è anche veloce ed il cui retro è anche lento, inciamperanno: ogni cosa esiste nel suo proprio modo.

聖人制兵師之陣,必有奇有正,必有從有伏,必有揚有備,必有前後、有中央、有左右,必有握奇,必有遊闕。其陣不一,各有輕重、饒減、盈縮、遠近、疏數之權。度大以稱小,小以稱大,人以稱地,地以稱人,無不勝也。然則舍萬 物之情,以求行陣之法者,遠矣。 Le formazioni delle truppe del saggio avranno sicuramente delle componenti convenzionali e delle componenti non convenzionali, dell’ovvio e dell’impercettibile,  una componente di attacco ed una di preparazione. Esse devono avere un fronte e una retrovia, un equilibrio centrale, sinistra e destra. Essi devono afferrare l’insondabile e devono stabilirsi nel vagare. Queste formazioni non sono un unica cosa, ma ognuna ha leggerezza e pesantezza, espansione e contrazione, lontano e vicino e numeri da considerare. Considerare il grande per bilanciare il piccolo, il piccolo per bilanciare il grande, l’uomo deve bilanciare la terra, la terra deve bilanciare l’uomo e ci sarà sempre la vittoria. Ma, quelli che non considerano le diecimila cose e invece cercano le tecniche di guerra delle truppe hanno perso la loro via.

一人之鬥,有五體焉:一身居中,二手二足,為之前後左右,有防有擊,有立有踢,一體偏廢,不能為也。唯伍法具於一人,故起伍之數,必五人兩之數,必五伍隊之數,必五十卒之數;必四兩一車,車之數必五乘,偏之數必五隊,軍之數必五偏,陣之數必五軍,自一人以至百千萬人,同一法也。 Un combattimento con un uomo ha cinque componenti: un corpo al centro, due mani e due piedi, con azioni di avanzamento, ritirata, a sinistra e a destra. Ognuno di essi ha i propri sistemi di attacco e di difesa. C’è stare in piedi calciando, non bisogna trascurare nessuna parte. In una squadra di cinque il metodo è che ogni uomo è armato, il vecchio metodo stabilisce il numero di squadre, la squadra deve avere un numero di cinque uomini, due squadre sono un drappello, cinque drappelli formano un plotone di 50 soldati; Ci deve essere un carro per ogni quattro drappelli, ci devono essere cinque carri in totale; una compagnia consiste in cinque plotoni, un battaglione consiste in cinque compagnie e una brigata in cinque battaglioni, da un uomo a diecimila uomini, il metodo è lo stesso.

Nota del traduttore (originale): io ho usato i termini equivalenti dell’esercito americano per i nomi delle unità a parità di grandezza. Essi non sono esattamente uguali ed i numeri sono semplicemente gamme di numeri di truppe: squadra 伍, drappello 兩, plotone 隊, compagnia 偏, battaglione 軍, brigata 陣.

一人之鬥,身體手足,皆有屈伸之節。屈於後者,伸之於前;屈於右者,伸之於左。使皆屈而無伸,與皆伸而無屈,僵人而已耳!雖具五體,不能為也。故伍必以三人為正,二為奇;什必七人為正,三為奇;八陣必四隅為正,四方為奇;自一人以至百千萬人,同一法也。 Quando un solo uomo combatte, il corpo, le mani e i piedi nell’insieme hanno flessione ed estensione a livello delle giunture. Ciò che si piega in avanti, si estende dietro; ciò che si piega a destra, si estende a sinistra. Così, ciò che è completamente piegato non può essere esteso e ciò che è completamente esteso non può essere piegato, l’uomo sarà rigido come una tavola! Anche con i cinque strumenti del corpo, egli non sarà in grado di fare alcunché. Ecco perché una squadra deve avere almeno tre persone per mettere in atto i metodi convenzionali e due per mettere in atto i metodi non convenzionali. In una fila di dieci uomini, sette devono occuparsi del convenzionale e tre del non convenzionale; all’interno di otto brigate, quattro devono essere convenzionali e quattro non convenzionali, da un uomo a diecimila, il metodo è lo stesso.

人之善鬥者,一身四肢屈伸變化,有無窮盡之形,故前正而後奇,忽焉正後而奇前,正聚而奇散;忽焉正散而奇聚,車正而騎奇;忽焉騎正而車奇;自一人以至百千萬人,同一法也。 Una persona che combatte con virtù, nel suo corpo, i quattro arti si estendono e si contraggono, cambiano e si adattano, non sembrano delle parti periferiche. Siccome il convenzionale davanti e il non convenzionale dietro, possono improvvisamente diventare convenzionale nelle retrovie e non convenzionale davanti, il normale raccogliersi e lo strano disperdersi, ma può bruscamente divenire che il normale si disperda e lo strano si riunisca. I carri usano l’ortodosso e la cavalleria usa l’eterodosso, ma può rapidamente diventare che la cavalleria usi l’ortodosso ed i carri usino l’eterodosso; da un uomo a diecimila uomini, il metodo è lo stesso.

萬人之變化,猶一人之伸縮;萬人之從令,猶五體之從心,無不勝也。然則捨一人之身,以求行陣之法者,遠矣。上古聖人觀之於天,察之於數,驗之於易,推之於度,取之於身,證之於物,曲盡其理,而立為伍,法以教人,可謂明且盡矣。 Le manovre di diecimila uomini sono come l’estensione e la contrattazione di un uomo; se comandare diecimila uomini è come la mente che comanda le cinque parti del corpo, la vittoria è assicurata. Ma il corpo di un uomo, dalle ricerche dei maestri del metodo di guerra, è profondo. Il Saggio guarda in basso dal Cielo, esamina i numeri, testa la prontezza, spinge la situazione, ottiene il corpo, vede la sostanza delle prove, l’idea sbagliata esaurirà la suo logica e userà il metodo del drappello per insegnare in modo chiaro.

忠臣義士,志可以矢,效公忠而學,必求乎實用。氣可以運,量宇宙而謀,又貴於有成,彼覽影偶質,豈能改?獨指跡慕遠,何救於遲也耶?猷謹將所得要法,著為《劍經》,以告後人,世有真丈夫,當亮予志。 Un ufficiale leale, uno studioso retto, giurerà con determinazione la sua fedeltà e quindi sarà devoto nel cercare l’applicazione vera. Il Qi può essere usato, nel tentativo di quantificare il tempo infinito che tratteggia i progetti, guardare queste ombre e meditare; come può essere cambiato ciò? Cercando e desiderando la solitudine distante, come posso essere salvato prima che sia troppo tardi? Io raccoglierò i metodi pratici, nel Classico della Spada, per documentare per le future generazioni che persone reali hanno illuminato questi metodi a loro beneficio.

用棍如讀《四書》,鉤、刀、槍、鈀,如各習一經。 《四書》既明,六經之理亦明矣。若能棍,則各利器之法,從此得矣。 L’utilizzo del Bastone è la stessa cosa di studiare i Quattro Libri. L’uncino, la sciabola, la lancia e il tridente sono come studiare un singolo libro. Quando i Quattro Libri sono stati compresi, la logica dei Sei Classici diventa chiara nel miglior modo possibile. Se uno è abile con il bastone, il metodo di ogni altra arma può derivare da esso.

Commentario

JingChu Changjian 荊楚長劍

Nell’introduzione, il Generale Yu afferma che questo stile è la spada lunga Jingchu come appresa da Xu Zhouzhao. La parola Jian o Spada è arrivata a diventare un argomento critico. Questo stile è appare uno stile di spada a due mani. Però, tutte le tecniche che sono mostrate sono per il bastone. Lo stile dovrebbe essere compreso come uno stile di bastone che può essere usato per allenare le basi delle armi da gestire e utilizzare nel combattimento. Il bastone era l’arma con cui il generale Yu ha guadagnato la sua fama. L’introduzione contiene alcune raccomandazioni chiave a proposito dell’addestramento e dell’utilizzo dei singoli soldati e del gruppo nel suo insieme.

Osservazioni tecniche

Illustrazione di una tecnica descritta nel Jianjing

Le lezioni per il lettore sono semplici ma centrali per la pratica di ogni abilità. Primo, il complesso deve provenire dal semplice e non il contrario. All’inizio sembra scontato. Ma, durante la pratica delle arti marziali, bisogna padroneggiare le semplici basi prima di divenire abili di tentare il più alto livello di abilità. C’è anche la possibilità che qualcuno sia stato in grado con successo di impiegare questi alti livelli di abilità, ma se non ha una cornice di lavoro sui fondamentali non potrà favorirne la rifinitura o anche mantenerli. L’abilità dipenderà dalla propria abilità fisica nel mettere in pratica le abilità di cui parliamo. Nell’arena di combattimento, quasi qualsiasi cosa può disgregare le tue abilità fisiche. Se tu non hai la possibilità di cadere indietro, tu semplicemente cadrai. Nel proseguire la sua introduzione, Yu disegna comparazioni tra cose In quello che è uno dei primi esempi espliciti che io ho incontrato dei principi Yin yang al combattimento, all’addestramento e alla pratica individuale. Ciò è comune oggi, ma più fortemente associato con il Taijiquan e con le altre arti interne. Egli fa ciò attraverso una serie ripetuta di esempi dei principi. La dicotomia naturale che è rappresentata dalla teoria Yin Yang è esplorata in svariati modi. Mostrando che la differenza può essere una questione di dimensione o estensione, che le prime osservazioni delle cose possono essere l’opposto delle proprie aspettative (l’ironia di un becco d’anatra che nonostante sia grande non può essere usato per beccare) e un analisi dei costi e dei benefici oppure l’idea che un vantaggio in un area può produrre una debolezza in un altra. Queste sono lezioni chiave per la pratica marziale. Ma Yu le usa per favorire osservazioni. Se uno è sovrappeso, esso sarà facilmente stanco, se egli ha un accrescimento ponderale o un infortunio, egli si muoverà diversamente perché di ciò e se uno è malato nella spina dorsale e nella vita, che oggi chiamiamo “core”, egli sarà come paralizzato. Queste ultime osservazioni non solo sono vere per lui attraverso l’esperienza, esse sono conformi alla interpretazione scientifica del movimento umano e della preparazione fisica. Tutto sommato, una line di pensiero abbastanza avanzata per il 1500. Tutto ciò è al servizio dell’argomentazione del Generale Yu per cui l’addestramento individuale di un combattente e le azioni di una singola persona in combattimento, è completamente analogo al movimento delle truppe e al comando non importa quale sia la dimensione del gruppo. Questo mette in evidenza l’adagio “come sopra, così sotto”. L’essere umano ha un proprio corpo che consiste di parti componenti quali arti e articolazioni. Allo stesso modo, Yu mostra come i Gruppi e le formazioni sono costituite da parti. Egli sottolinea che le armate sono costituite da singole individualità e come ogni gruppo deve cooperare nello stesso modo come fanno arti in un corpo. Ogni parte ha i propri attributi e questi attributi dovrebbero essere compresi completamente e come essi funzionano nel loro insieme. In termini moderni, questa idea è molto vicina alla filosofia del Tongbei Wuyi di Ma ed al Jeet Kun Do di Bruce Lee. Il Tongbei sostiene la comprensione di un sistema completo di arte marziale e tecnica per creare un regime di allenamento completo e Lee era famoso per aver sposato l’idea che le nostre arti sono diverse ma si basano sulla stessa cosa, vale a dire l’anatomia umana.

Jianjing? Come mai non Gunjing?

Illustrazione di una tecnica del Jianjing presa dal Jixiao Xinshu di Qi Jiguang

Ciò che è interessante in questa introduzione e che spiega lo stile e la mentalità dell’autore, è l’affidarsi all’analogia al servizio della comprensione. Questa è la premessa che è il cuore dell’insegnamento del Generale Yu e il contenuto del Jianjing. Anche se questo è un luogo comune e una caratteristica culturale, essa diventa importante per comprendere l’intento del testo. Ciò è esposto nell’ultima sezione dell’introduzione. Si dice che il Jian Jing provenga da uno stile di spada, ma l’intero libro è composto di tecniche eseguite con il bastone (e alcune menzioni del Tridente). Ciò causa un po’ di confusione, ma Yu affronta direttamente la questione:

若能棍,則各利器之法,從此得矣 Se uno è abile con il bastone, i metodi di ogni altra arma possono essere desunti da esso. 

Ciò sembra indicare che il bastone è visto come un buon strumento per allenare tutte le armi. Infatti, se si prendono in considerazione tutte le varie lunghezze di bastone che possono essere create, un bastone può essere un analogo per quasi tutte le armi. [Però mi sembra (traduttore italiano) che Yu Dayou utilizzi solo una dimensione standard, penso quindi che questo ragionamento sia un po’ tirato] Inoltre, in maggior misura è probabile che lo sparring e pratiche simili siano stati fatti usando bastoni invece di lame. Questo ovviamente aggiunge un livello di sicurezza che è fondamentale per l’addestramento pur essendo in grado di simulare, avvicinandovisi in maniera approssimativa, la gestione dell’arma. Ma un altro fattore del perché il bastone sia chiamato spada da Yu è di natura linguistica. Il termine Jian potrebbe provenire da un dialetto regionale e dell’epoca che significa bastone o arma. Yu spesso, in altre parti dei suoi scritti, si riferisce ai bastoni come “Jian” o spade. Inoltre, i ricercatori Li Lianggen 李良根 e , Li Lin 李琳 segnalano in Jian jing zhu jie 劍經著街 che è noto che nel 16 ° secolo a Quanzhou, il bastone era chiamato lunga spada o Chang Jian . Il termine gun 棍 per il bastone è più comune. Yu era di quella zona, quindi la possibile spiegazione sta in questa particolarità linguistica. Tenendo conto di queste cose, è chiaro che si tratta di un manuale di bastone, poiché le tecniche sono esplicitamente per il bastone. L’uso della parola Jian è un uso idiomatico e non dovrebbe essere inteso come una vera e propria spada. Piuttosto, pensarlo genericamente come un’arma è probabilmente più utile e vicino all’intento originale. Le tecniche e le strategie sono tutte molto preziose in senso generale di combattimento. Da mano nuda a  armi ad asta lunga, l’intenzione di Yu sembra essere quella di usare il bastone come base per fornire i principi di combattimento.

Conclusioni

Metodo di manovra di un carro da guerra ad una ruota 独轮战车操作方法

Il Jian Jing stabilisce molti precedenti per i futuri manuali di arti marziali cinesi. Il suo impatto sui suoi contemporanei è evidente. Esso fu ristampato sia da Qi Jiguang e Mai Yuanyi. Gran parte del linguaggio usato è riecheggiato dai suoi contemporanei ed immediati successori. Come vedremo nei capitoli successivi, nel testo si stabiliscono molti nomi di mosse che a loro volta trovati in altri testi del periodo. Questo non solo ci mostra l’influenza di Yu sulla letteratura del tempo, ma ci dà anche qualcosa per fare riferimento incrociato a molte delle indicazioni sottili e spesso confuse descritte nei manuali della dinastia Ming. Stabilisce la convenzione per le cose a venire. Anche in questa prefazione, Yu parla di idee molto familiari agli studenti di Taiji o Bagua. Yin e yang, alto e basso, e distinguere le cose in base alle loro qualità. Queste sono filosofie  che continuano fino ad oggi nelle arti marziali. Ma dobbiamo sempre stare attenti quando interpretiamo tali testi. Il Jian Jing è stato scritto molto tempo fa e in un mondo completamente diverso da quello che conosciamo. Era destinato a un pubblico specifico e fa ipotesi su ciò che riteneva comunemente conosciuto del lettore. Le sfide linguistiche sono una cosa, ma non toccano anche le convenzioni culturali, sociali e altri fattori che rendono la lettura e la comprensione un compito difficile. Non saremo mai in grado di chiedere all’autore cosa intendesse, quale fosse il suo intento originale, o sapere cosa stava pensando quando ha deciso di comunicare ciò che ha fatto. Ora siamo parte di questa storia. Dobbiamo entrare e aggiungere le nostre esperienze e la nostra base di conoscenze al materiale che stiamo studiando. E poi aggiungere detto materiale alla nostra base di conoscenza. Questo richiede capacità di congetturare (fare ipotesi), immaginazione e sperimentazione. Non è tanto uno sforzo per ricreare esattamente come erano le cose allora, quanto uno sforzo per scoprire come hanno fatto certe cose e trarne ispirazione e comprensione. Staremo sempre andando da qualche parte attraverso le nostre interpretazioni ed è per questo che incoraggio più traduzioni e discussioni su questi argomenti. Il vero valore di questi testi, in particolare del Jian Jing, è molto simile a quello originale. È un aiuto ad un combattente per migliorare. Mentre i contesti possono cambiare, le lezioni sono spesso le stesse. Il generale Yu ha reso un servizio significativo alle arti marziali cinesi stabilendo questi pensieri per le generazioni successive. Ulteriori traduzioni del Jian Jing stanno arrivando! Questo è un testo che può essere riscoperto sempre. Spero di poter aiutare altre persone a trovarci il valore che ci ho trovato io.

Ulteriori letture suggerite e bibliografia

The Book Club: The Shaolin Monastery by Meir Shahar, Chapters 3-4: Monastic Violence in the Ming Dynasty.

Shahar, Meir. The Shaolin Monastery: History, Religion, and the Chinese Martial Arts. Honolulu: University of Hawai, ©2008.

-“Ming-Period Evidence of Shaolin Martial Practice.” Harvard Journal of Asiatic Studies 61, no. 2 (2001): 359. doi:10.2307/3558572.

Shapinsky, Peter D. Michigan Monograph Series in Japanese Studies. Vol. 76, Lords of the Sea: Pirates, Violence, and Commerce in Late Medieval Japan. Ann Arbor: Center for Japanese Studies, The University of Michigan, 2014.

Tong, James. Disorder under Heaven: Collective Violence in the Ming Dynasty. Stanford University Press, 1991.

Yu, Dayou俞大猷., Liang Gen. Li, and Lin Li. Jian jing zhu jie.劍經著街 Nan chang: Jiang xi ke xue ji shu chu ban she, 2002.

Sword Treatise =: Jian Jing. Translated by Jack Chen. Singapore: Historical Combat Association, ©2011.

La Difficile Situazione della Trasmissione Moderna delle Arti Marziali Cinesi (libro)

titolo: La Difficile Situazione della Trasmissione Moderna delle Arti Marziali Cinesi – Sulla base di una ricerca sul Meihuaquan 中华武术现代传承困境——基于梅花拳的考察

autore: 张国栋 Zhāng Guódòng

casa editrice: 重庆大学出版社 Chóngqìng dàxué chūbǎnshè

ISBN 978-7-5624-7141-7

data di pubblicazione: 2012-12-01

Sinossi

Lo studio si propone di svelare la difficile situazione nella trasmissione delle arti marziali cinesi moderne e le possibili cause del problema, riflettendo poi sul valore delle arti marziali moderne e sulla modalità di insegnamento maestro-apprendista al fine di concludere come pensare alla trasmissione delle arti marziali in futuro. In questo studio, vengono applicati metodi di ricerca antropologica tra cui l’osservazione partecipe e le interviste approfondite per indagare sulla situazione di trasmissione del pugilato Meihua nelle aree sud-occidentali della provincia di Shandong. Le conclusioni sono riassunte come segue: le moderne arti marziali cinesi nella loro trasmissione derivano dall’evoluzione delle modalità educative da maestro-apprendista a insegnamento formale in istituzioni di arti marziali.

I cambiamenti si verificano nelle seguenti aree:

  1. I luoghi di insegnamento delle arti marziali non sono più luoghi di campagna per la pratica marziale, ma scuole moderne
  2. Il rapporto tra insegnante e studente non è più così stretto come quello padre-figlio, ma è un rapporto moderno di insegnante e studente.
  3. I contenuti didattici si concentrano più sull’allenamento delle arti marziali agli studenti che sulle loro azioni morali insieme alle loro arti marziali.
  4. I metodi di insegnamento sono formalizzati come attività in classe piuttosto che insegnare facendo.
  5. Attività di arti marziali come le dimostrazioni di pugilato si evolvono da usanze popolari volontarie a qualcosa di organizzato e controllato dal mercato e dal governo.
  6. Lo scopo ultimo della pratica delle arti marziali da un desiderio di migliorare la propria moralità si riduce a una sete di denaro e potere.

La difficile trasmissione delle arti marziali cinesi arti marziali nella società moderna ha le seguenti caratteristiche:

  • il declino del panorama del pugilato in campagna,
  • il sorgere di fenomeni che poco centrano con la pratica,
  • e la tendenza atletica delle arti marziali scolastiche, che appartiene alla dimensione comportamentale.

In questo modo, la ricerca personale di bontà e di bellezza, ha ceduto gradualmente il passo alla ricerca di ricchezza e di potere nella dimensione valoriale. Nella dimensione religiosa, la “casa eterna” è mutata nel frammentario “sé presente”. A livello istituzionale, varie discipline stanno perdendo i loro effetti, regole e regolamenti sono sotto il controllo della legge. La situazione indica un problema di educazione: gli elementi economici e politici sopravanzano le arti marziali, una forma di educazione speciale, e portano alla perdita dello spirito di trasmissione della cultura nell’insegnamento delle arti marziali.

L’autore

Zhang Guodong, originario di Heze, è un discepolo di Sang Quanxi e pratica il meihuaquan dell’area di Puyang. È un professore universitario che ha condotto assieme a Thomas Green e una ricerca socio-antropologica sulla trasmissione del Meihuaquan.