
Scritto di Victor Segalen, 7 luglio 1909
tratto da “Le Voyage en Chine”
Liberamente tradotto dal Francese da Storti Enrico
Tutto l’atto della religiosità -Celeste o Ancestrale- inizia quindi, qui, attraverso la passeggiata raccolta, profumata, in un parco dove il viaggiatore si rilassa. Le Tuie, dalla corteccia attorcigliata, lo accolgono prima di tutto, prima di tutte le divinità. Erba alta. Il Cielo drappeggiato di bianco. Ed in questo parco, attorniato di muraglie merlate di tegole di un blu così duro e profondo, tutta una tribù fissa di chioschi, di padiglioni, di porte e di ponti.

Sforzo immobile e teso, il ponte Cinese molto bianco, molto marmoreo in apparenza, con le sue balaustre indragonate… La linea dei tetti non è solamente una cresta diagonale, ma sta alla base di corde nodose e curve che seguono tutti i piani. Ma il rigore Cinese dei “drappeggi di tegole” e di picchetti divenuti pali, mai colonne. A piedi attraverso il parco , di cui l’odore è verde, sano e soleggiato. Di nuove porte che si aprono sull’ammirabile spazio che appare: la spianata con un triplo gradino bianco sotto la cupola bianca e blu del firmamento che ingloba.

Tutto attorno, esercizi di candore, le balaustre bianche. Tre colossali picchetti di celebrazioni, di fiere, che aspettano le stelle filanti.
Montiamo sulla tripla Spianata dai tre gradini bianchi: tutto questo è libero semplice e grande! Così terrestre, così placidamente, così celestialmente terrestre; così umano, così divinamente umano. Al centro, si deve guardare verso nord: le coperture blu scuro cantano una nota potente e metallica e intrichi di portici, molto bianchi, si allontanano verso il piccolo tempio dal tetto caratteristico- preparazione alla triplice copertura. Vastità circolare!

I Quattro Spazi, così netti, così osservati, non si limitano a dei punti, ma si incatenano, si circondano, e uniscono ai loro quadranti.
Verso il tempio. Ma questa ne è la sola forma possibile? O il Cielo stesso onora e decora il Cielo? Andiamo, seguiamo il vialetto lastricato e la triplice scalinata il cui centro (fenice e drago) fa ascendere lo sguardo.


Eccolo, estremamente circolare, il tempio ed il triplo cappello blu.

Interno: rosso e oro, sui quattro grandi pali…un non so ché di pitture e di ori… sì lo spazio è chiuso con religiosità…si ha fissato la pia emozione, si riuniscono qui delle flebili forze sparpagliate, si incita a moltiplicare gli echi leggeri, le mezze volontà, i desideri che non si osano estendere… il tempio chiuso non è che la cassa di risonanza dei sospiri troppo fugaci… no!

Ma come per disprezzo e potenza il cappello Cinese vola via con il suo pon pon dorato! Che lo spazio scoppi, che i pali, che fanno da frecce verso il Cielo, vi salgano striandolo di rosso e d’oro. Che la Terra livellata si riconduca alla Spianata; che si riconquisti l’immensità libera, l’emisfero aereo dove all’infinito si possono espandere le grida e gonfiarsi a tutto volo i petti, e che suoni attorno a noi, omogenea e leggera, la ciotola capovolta del Cielo stesso che si viene ad onorare qui.



NOTA del TRADUTTORE
L’articolo originale titolava Tempio del Cielo, ho preferito invece “Altare del Cielo” che corrisponde al Cinese Tiāntán 天坛